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Poesie di Ossian antico poeta celtico. Tradotte da Melchiorre Cesarotti.
Firenze, Società Editrice Fiorentina, 1846.. In 12° pp. LXXII + 564 + cc.2 n.n.  Ben legato mezza  pelle con tit. in oro e fregi  al dorso, rare fioriture alle pagine, complessiamente buone condizioni generali. L 'opera  presenta prima dei canti di O. un ragionamento storico critico sull'autenticità dei poemi, dopodiché  si trova un ragionamento preliminare intorno i caledoni.

L'opera di Macpherson fu pubblicata per la prima volta in modo anonimo nel 1760; in questo primo volume erano stati raccolti antichi canti gaelici da lui tradotti, attribuendoli ad un leggendario cantore bardo chiamato Ossian, subito ridefinito come "l'Omero del Nord", cupo e tenebroso. Si tratta perciò di un abile falso letterario che rielabora antichi canti popolari, inserendoli in una struttura inedita ed inusuale. Il successo dell'opera indusse l'autore a pubblicare altri volumi, fino alla versione definitiva del 1773, composta da ventidue poemi. L'opera è pertanto composta da poemetti in prosa lirica, divisi in paragrafi simili a strofe.

L'opera fu per la prima volta tradotta in italiano dallo scrittore Melchiorre Cesarotti nel 1763 (1772 nella versione definitiva). Cesarotti afferma, nel Discorso premesso all'edizione del 1772, di non avere avuto all'inizio che « qualche tintura della lingua inglese », sicché si avvalse del giovane Charles Sackville (il quale aveva a sua volta fatto conoscere i poemi all'abate padovano), della « sua perpetua assistenza per l'intelligenza letterale del testo », per poi versificare l'opera in endecasillabi sciolti. Quando incluse i canti ossianici comparsi dopo l'edizione del 1763 nella versione uscita nove anni più tardi, continua Cesarotti, poté tradurre direttamente l'originale macphersoniano, facendo poi rivedere il suo lavoro all'irlandese Trant.

La sua traduzione fu talmente apprezzata che influenzò scrittori come Vittorio Alfieri, Ugo Foscolo, Ippolito Pindemonte, Vincenzo Monti e Giacomo Leopardi.

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