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Giardino d'agricoltura di Marco Bussato da Ravenna, nel quale, con bellissimo ordine, si tratta di tutto quello, ch'appartiene sapere ad un perfetto giardiniero: e insegna per pratica la vera maniera di piantare e incalmare gli alberi, e viti e di tutte le sorti, si mostra il modo di lavorar le terre, di mietere e battere i grani di acconciar le viti e far vini..., aggiuntovi di nuovo molti capitoli e co il modo di far buone colombaje,.... quinta ed. diligentemente corretta. In venezia 1781 presso Francesco Locatelli.

volume in 8°, 176, (2) pp.  legatura  in cartoncino settecentesco,  testatine, finalini ed iniziali ornate, frontespizio rinforzato con nota alla base del frontespizzio, lievi aloni alle prime pagine ma complessivamente buone condizioni,  piccolo forellino a pag 59, errore di numerazione della pagina 36 numerata come 26,  18  tavole incise nel testo a piena pagina illustranti lavori agricoli ed in particolar modo tecniche d'innesto.

Non comune quinta edizione, ma prima riedizione dopo l'ultima del 1612 (vi furono tre edizioni nel cinquecento e una nel seicento) di questo celeberrimo testo di agricoltura e di cura dei giardini del grande agronomo ravennate, Marco Bussato (anche Busatti o Bussatti). Questa edizione del Locatelli riportò in auge l'opera che venne da qui in poi nuovamente ristampata diverse volte (altre due edizioni si contano nel settecento a ridosso di questa del 1781). Molto importante la parte dedicata alla viticoltura ed alla produzione dei vini. Rimasto orfano in giovane età "povero di robba ma non d'ingegno" come scrisse in seguito, si guadagnò da vivere con gli innesti diventando in quest'arte uno dei più edotti del suo tempo. Viaggiò molto studiando le tecniche agricole di diverse regioni mettendo poi su carta le sue riflessioni nel 1578 nella Prattica historiata dell'inestare gli arbori in diversi modi,in varij tempi dell'anno e conservarli in piùmaniere, che ebbe subito uno strepitoso successo. Nel 1592 la stessa opera, arricchita di due capitoli, uno sulla semina e uno sulla concimatura, venne riedita con il titolo con la quale la conosciamo oggi "Giardino d'Agricoltura…". Fino all'edizione del 1612 l'opera vide aggiunte che portarono l'opera a 107 capitoli anche se le edizioni che furono ristampate nel settecento si rifanno all'ultima cinquecentesca ritenuta più conforme al volere dell'autore. "La prospettiva del Giardino, molto evidente nella parte dedicata al calendario dei lavori campestri, è quella di un proprietario vigile e attento, che sa bene come cautelarsi nei rapporti con l'infido contadino. Questa impronta signorile si rivela anche nella distinzione che, secondo l'orientamento corrente, egli pone fra agricoltura utile e agricoltura dilettevole, disprezzando le colture erbacee come quelle che richiedono "gran fatica e sudore" e procurano poco piacere e "allegria alla vista", e concentrando il suo interesse sulle coltivazioni arboree, confacenti al gentiluomo che se ne diletta, ed elementi indispensabili di quel gusto del paesaggio che domina l'agricoltura rinascimentale. A. Bignardi - il quale ha dedicato al B. uno studio che ne delinea la personalità anche in rapporto ad altri agronomi come V. Tanara e A. Gallo, traendo dal Giardino un'illustrazione dell'ambiente rurale ravennate che vi si riflette - osserva giustamente che nel libro manca ogni preoccupazione economica: i suoi alberi, "dilettevoli all'occhio" e spiranti "gratissimo odore", s'impiantano precipuamente nei giardini di frutta, negli orti cittadini e suburbani, nei pometi che abbelliscono le ville padronali. Anche quando l'opera vuole assumere la dimensione di un trattato generale d'agronomia, estendendosi alla cerealicoltura e ad altre attività campestri, il nucleo principale e di maggior consistenza resta quello della frutticoltura, con particolare riguardo agli innesti, dei quali vengono diffusamente presentate le varietà e le tecniche che ne fanno un esercizio tanto "sottile e piacevole".

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