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Libreria Antiquaria Britannico
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Bernardo Bellini Callomanzia poema estetico-didadscalico sul bello in libri 12 Prima rara edizione 1841 ed. tipografia Manini in Milano, (presente un errore nel enciclopedia treccani che afferma che la prima tiratura di quest'opera sia del 1850). Volume in 4°, pag. 605, legatura in mezzapelle con 4 nervi e titolo e fregi in oro al dorso, piccola manzanza ad un piatto, tagli blu, rare fioriture, esemplare marginoso, complessivamente buone ottime condizioni generali.
Bernardo Bellini Nato a Grianie (Como) il 24 febbr. 1792 da Carlo e da Maria Bononi, nel 1811 si impiegava presso la prefettura di Como per mantenersi agli studi universitari a Pavia, dove si laureò in legge. Seguendo però la sua inclinazione, si dedicò allo studio della lingua greca e nel 1812 pubblicò, come primo, saggio, la traduzione della Batracomiomachia di Omero (Como 1812), cui seguirono le versioni degli Inni di Callimaco (ibid. 1816), delle Odi di Pindaro (ibid. 1817) e degli Idilli di Teocrito, Mosco e Bione (Cremona 1818-19), tutti mediocri lavori che gli attirarono le derisioni di G. Leopardi. Nel 1814 si era recato a Milano, frequentando l'ambiente letterario e partecipando in senso classicista alle polemiche sulla questione della lingua, seguite alla pubblicazione del Nuovo Dizionario della Crusca di A. Cesari. Nel 1815 dimorò a Villa d'Este, invitato dalla principessa Carolina di Brunswick, cui dedicò un Inno ad Apollo (Milano 1816): alla memoria della di lei figlia Carlotta dedicò, invece, un poema polimetrico Il Triete anglico (Milano 1816), vacuo e pomposo, sugli avvenimenti degli ultimi tre anni cui aveva avuto parte l'Inghilterra. Tornato a Milano, vi rimase fino al 1818, quando fu chiamato a Cremona dal conte C. Tedaldi Fores che gli fece ottenere la cattedra di eloquenza latina e letteratura greca nel locale liceo. A Milano aveva collaborato all'Attaccabrighe, ossia classicoromanticomachia.il settimanale fondato nel novembre 1818 dal conte T. Caleppio, commissario di polizia e letterato dilettante, col proposito di controbilanciare l'influenza del Conciliatore. Nel 1820 il B. ebbe uno scontro letterario con V. Monti, scontro che diede luogo a una serie di polemiche svoltesi sulla Proposta di alcune correzioni ed aggiunte al Vocabolario della Crusca e sull'almanacco del B., Il naso di Fozio (1821), e che durò fino al 1827. Nello stesso 1820 il B. impiantò a Cremona un'officina stereotipa insieme con il libraio L. De Micheli, che stampò una collezione di classici dal titolo "Bibliologia" e nel 1826 la Colombiade, mediocre e assurdo poema del B. sulla scoperta dell'America, in 24 canti in ottave, dedicato a Francesco d'Austria. Rotti per ragioni d'interesse i rapporti col socio, il B. nel 1830 aprì una stamperia propria e concepì l'ambizioso disegno di un'opera di storia universale, la Pantografia, di cui uscirono solo i primi 74 fascicoli per lo scarso favore del pubblico. Nel 1838 egli tornava a Milano per offrire a Ferdinando I d'Austria una Cantica in onore dell'imperatore, nella vana speranza di ottenere il titolo di cavaliere. Deluso, fra il 1842 e il 1844, accettando l'invito dello scultore P. Marchesi, autore di un monumento a Emanuele Filiberto che lo stesso B. aveva lodato in un breve carme, si recò con lo stesso intento a Torino alla corte di Carlo Alberto, che si limitò a commissionargli la traduzione del poema francese Sull'arte della guerra del generale Dupont, traduzione che il B. ultimò nel 1846. Nel 1848 il B., che aveva appoggiato nei suoi scritti la causa dei Savoia, fu costretto ad esulare in Piemonte; dopo Novara si trasferì a Parigi, insieme con la famiglia. Tornato in Italia nel 1852, fu chiamato come professore di retorica a Cagliari, dove portò a termine il Vocabolario italiano-latino intrapreso da A. Bazzarini, compilando la parte latino-italiana che pubblicò col titolo di Protolessico (Torino 1854). Nel 1857 compose il poema didascalico Il Parlamento, in cui esporieva didatticamente le norme del parlamentarismo - così come nell'Ippopedia (Cremona 1818) e nella Callomazia dava insegnamenti sui cavalli e sull'estetica - e che gli ottenne da Vittorio Emanuele una medaglia d'oro e l'ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. Dal 1859 al '65 lavorò alla stesura de L'inferno della tirannide (Torino 1865), brutta composizione in 34 canti, obbligati alle rime dei canti dell'Inferno dantesco, nella quale deprecava le tristi condizioni dell'Italia assogettata all'Austria, ricorrendo a tutto un repertorio trito e sfruttatissimo del neoclassicismo, e già da lui stesso, impiegato in precedenti invettive contro Napoleone e G. Murat. Il B. trascorse gli ultimi anni di vita collaborando, su incarico dell'editore Pomba, con Niccolò Tommaseo al Dizionario della lingua italiana.Morì a Torino il 17 febbraio 1876.