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Istoria del governo d'Inghilterra e delle sue colonie in India, e nell'America settentrionale scritta da Vincenzo Martinelli seconda ed. Pescia 1777, per la soc. tipografica, volume in 8°, cartonatura settecentesca, pag. VIII,190 rare fioriture, alcuni fascicoli leggermente bruniti, complessivamente buone condizioni. Il volume affronta e descrive la nascita delle singole colonie inglesi e gli avvenimenti che le interessano tra cui il rogo delle streghe di Salem. Martinelli V. (Montecatini 1702 - Firenze 1785) condusse una vita errabonda e avventurosa in varie parti d'Europa; nel 1748 si stabilì a Londra, dove pubblicò un'interessante Istoria critica della vita civile (1752); Lettere familiari e critiche (1758); un'ediz. del Decameron (1762) con osservazioni storiche e critiche; un'Istoria d'Inghilterra (1770-73). Tornato in Toscana, pubblicò nel 1776 la Storia del governo d'Inghilterra e delle sue colonie d'India e nell'America Settentrionale, in cui previde la rivoluzione delle colonie stesse. Benedetto Croce, attorno alla metà del secolo scorso delineò un profilo di Martinelli, definendolo  un pensatore di non eccelse doti speculative, ma acuto e dotato di quello spirito critico e insieme pratico che contraddistingue le figure più complete dei letterati e viaggiatori italiani del XVIII secolo, anche se nel suo caso i meriti del letterato sovrastano quelli di un viaggiatore che in definitiva non allargò la visuale oltre il territorio anglosassone e specificamente all’ambiente londinese, d’altronde descritto col sobrio distacco di uno straniero naturalizzato più che con l’entusiasta curiosità investigativa di chi intende scoprire e divulgare cose nuove. In confronto, i meriti del letterato appaiono senz’altro maggiori e non privi di originalità: il Martinelli fu infatti tra i primissimi se non il primo a divulgare la conoscenza della lingua e delle lettere italiane in Inghilterra, e per converso, a far conoscere agli italiani le vicende storiche del mondo anglosassone, esponendole per la prima volta in italiano; e, ancora, fu tra i pochi illuministi patrii a fare della letteratura nazionale un argomento di vivace polemica nei confronti della critica letteraria straniera.

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