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Libreria Antiquaria Britannico
Dott. Trivella Andrea
Piazza Cesare Battisti 8 Sarezzo (BS)
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Orari
Martedi - Sabato
09:30 - 12:00 / 15:30 - 19:00
Domenica-Lunedì chiuso
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Prove del teatro (1953-1988) di Giovanni Giudici Einaudi, 1995 brossura ed. in 16°, pag. 88 buone condizioni generali vedesi immagini. «Non ero Giona sepolto nell umido respiro dello squalo: fu un vapore d uomini che m accolse»: sin dalla Stazione di Pisa si disegna, coerente, una maditata parabola figurale nella poesia di Giovanni Giudici, che sa declinare solidali lo sgomento dell esistere e l anelito della vigilia: «Portaci sacco infinito infinitesimi giona» ( Lume dei tuoi misteri ). «La sola moltitudine perenne» trova voce in una parola che negli anni è con crescente adesione discesa negli interstizi dell esserci: «Per questa sola differenza che c è tra il vivere e l esser costretti a vivere». La scrittura poetica di Giudici presenta qui le proprie Prove , in gran parte inedite: saggia e lascia misurare le ragioni di una fedeltà, assoluta sempre, alla voce che detta: «Un altra voce oggi mi parla che non so , mi dice: lo sai perché resistere ». Non una protostoria dunque offrono questi versi, disposti ad annali, dei maggior volumi: bensí l ouverture di motivi che saranno nel tempo orchestrati in una coralità che fonde residui di memoria, anonimato quotidiano, parvenze oniriche: «Angoscia ci tormenta Di innocuo non veduto quotidiano». Nessun altra poesia del nostro tempo ha saputo, come quella di Giudici, elevare a poema, con la parola minima della «veste carnale» il destino di ciascuno, far sí che una sola, unica, domanda: «(E fosse stato amore la mia sola verità di rimorsi?)» per compiersi trovasse «il nome nel quale consumarsi». Carlo Ossola.